A Montegrotto Tenne, a pochi chilometri da Padova, esiste il Bosco delle Fate. Sì, ho detto propriofate. Si tratta di un luogo magico che incanta grandi e piccini con i personaggi di leggende popolari che la dicono lunga su quanto forte sia il legame che da sempre lega la popolazione dei Colli Euganei al territorio. li Bosco delle Fate non ha nulla da invidiare a un museo di storia. Sbaglia chi crede si tratti di un parco per bambini: con il suo labirinto, il lago dei folletti, i suoi elfi e le sue fate, il bosco trascina grandi e piccini nel Mondo di Mezzo, popolato da personaggi come la Strega del Sambuco, l'Anguana, il Salbaneo, il Massariol, e il Furchiolo. Curioso e vivace, quest'ultimo è originario proprio delle zone di Montegrotto Tenne e si aggira generalmente vestito di stracci e pigne. Il Furchiolo è il folletto guardiano incaricato di controllare che i pesci-bambini si comportino bene così da poter concedere loro di tornare ad avere sembianze umane. Leggendo il libro Il Bosco delle Fate di Marco Vuyet ed Enzo Moretto si scopre che la storia di questo parco non convenzionale è davvero fantastica. Marco Vuyet infatti viene a conoscenza del ritrovamento di un piccolo baule del bisnonno, Jean Michel de Vuyet, un cercatore di fate che ha dedicato la sua vita al Piccolo Popolo. Il tesoro contenuto in questa cassa di legno consiste in una foto, una mappa del Bosco delle Fate, un calzino di folletto e Incantica, una sorta di diario che racconta di un mondo fantastico. Jean Michel sosteneva che esistessero numerosi passaggi segreti e che uno di questi collegasse una cascata del bosco di Buthier, in Valle d'Aosta, con un giardino di Montegrotto. Alcuni di questi passaggi portano a luoghi reali, altri a realtà parallele e al Mondo della Terra di Mezzo. Per accedere a ogni porta è necessario essere muniti di una chiave, conoscere le quattro parole segrete e avere una considerevole dose di fortuna: bisognava infatti azzeccare una particolare combinazione temporale. Esiste poi una porta speciale, un portone diciamo, da lui chiamata «la porta vivente», che conduce all'incantevole «Città delle dodici porte». Ma tenetevi forte: Jean Michel scomparve la notte di un 26 ottobre e eli lui non si ebbero più notizie. Quello che ci rimane oggi in suo ricordo è il Bosco delle Fate di Montegrotto, costruito ricalcando fedelmente la mappa ritrovata. Ora però devo darvi due notizie: una buona e una cattiva. Quella buona è che Jean Michel de Vuyet non è sparito. Quella cattiva è che non è mai esistito. |
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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori |